AVIS sezione Cologno Monzese - L'intervista

Intervista ai volontari di AVIS Cologno Monzese

Intervistatore:
Lorenzo, raccontaci un po' dell’attività dell’Avis del Comune di Cologno.

Lorenzo:
Avis Cologno svolge tre grandi attività sul territorio: la donazione di sangue, il servizio in ambulanza e i trasporti sociali e sanitari. L’associazione ha compiuto 65 anni dalla sua fondazione, conta 250 volontari, 11 dipendenti e, da ieri, anche 6 nuovi volontari del Servizio Civile.

Intervistatore:
Tu da quanto tempo sei parte dell’associazione?

Lorenzo:
Sono in Avis da cinque anni.

Intervistatore:
E tu come ti chiami?

Arua:
Mi chiamo Arua, sono di origini egiziane e faccio la volontaria in Avis da circa un anno.

Intervistatore:
Cosa ti ha spinto ad iniziare questa esperienza?

Arua:
Avevo sempre avuto un interesse personale verso il volontariato, ma non ero convinta. È stata un’amica a coinvolgermi. E posso dire che è stata un’esperienza molto positiva: ho ampliato le mie conoscenze, ho incontrato tante persone e mi sono creata una nuova vita sociale.

Intervistatore:
Se avessi una bacchetta magica, c’è qualcosa che cambieresti?

Arua:
Al momento no. Sono ancora nuova nell’associazione, quindi non ho abbastanza esperienza per capire cosa si potrebbe migliorare. Però posso dire che mi trovo molto bene.

Intervistatore:
Il tuo nome?

Vanessa:
Mi chiamo Vanessa, sono volontaria in Avis da dieci anni. Ho iniziato per caso: ho sempre fatto volontariato fin da giovane, ma in altri ambiti. Poi un amico storico dell’Avis mi ha coinvolta in un momento in cui ero provata sia dal punto di vista familiare che lavorativo. Avevo due bambini piccoli, ed è stata una sfida che è diventata una mia "oasi". Non faccio sport, sono pigra, ma questa è la mia valvola di sfogo. Dal punto di vista emotivo è stato un percorso formativo e profondo, soprattutto durante la pandemia. Lavorare in ambulanza durante il Covid è stato come vivere un’apocalisse. Ricordo la prima domenica di lockdown, a febbraio 2020: eravamo impreparati e abbiamo visto cose toccanti, come uomini giovani incapaci perfino di vestirsi da soli per salire sull’ambulanza.

Intervistatore:
Sandro, anche tu hai vissuto quei momenti. Raccontaci la tua esperienza.

Sandro:
Sono Sandro, sono in Avis da sette anni. Faccio il soccorritore anche in un’altra associazione. Durante il Covid è stato come essere in guerra. Abbiamo visto situazioni che nemmeno in TV rendevano l’idea. Purtroppo abbiamo anche perso un volontario che mi aveva accolto quando sono arrivato in Avis. Si è ammalato durante un servizio, ed è stato un colpo durissimo.

Intervistatore:
Che tipo di protezioni avevate all’epoca?

Sandro:
All’inizio usavamo le mascherine chirurgiche o le FFP2. In pronto soccorso c’erano infermieri che ci invidiavano le FFP2 perché loro avevano solo le chirurgiche. Per fortuna, tramite una giornalista del Sole 24 Ore, Avis ricevette una donazione importante di mascherine FFP2: in quel momento erano oro puro.

Intervistatore:
C’è sicuramente un grande coinvolgimento emotivo. Come lo gestite?

Wu:
Siamo esseri umani. Abbiamo sentimenti e ricordi forti. Serve molta forza per affrontare certe esperienze e andare avanti.

Intervistatore:
Quanto durano i vostri turni?

Wu:
Il mio turno è il martedì, dalle 9:30 di sera fino alle 6 del mattino. Durante il Covid abbiamo fatto turni ancora più lunghi.

Intervistatore:
Parliamo della donazione di sangue. Se volessi diventare donatore, come funziona?

Vanessa:
Si prende appuntamento con l’ufficio donazioni. Si fa una visita medica e un prelievo per le analisi. Se tutto va bene, il medico ti dà l’idoneità.

Intervistatore:
Ogni quanto si può donare?

Vanessa:
Gli uomini ogni tre mesi (quattro volte l’anno), le donne due volte l’anno. Non è obbligatorio, ma i volontari ti contattano per ricordarti della possibilità.

Intervistatore:
Ci sono limiti di età?

Vanessa:
Sì, solitamente intorno ai 65 anni, ma dipende anche dalle condizioni sanitarie del donatore.

Intervistatore:
A Cologno com’è la situazione delle donazioni?

Lorenzo:
Abbiamo 1.406 donatori attivi. In media raccogliamo 40-44 sacche per giornata. Organizziamo almeno tre giornate di donazione al mese, più una domenica. In un anno raccogliamo circa 1.600 sacche. Le sacche vanno all’ospedale di riferimento, che per noi è Monza.

Intervistatore:
Ci sono altre attività che svolgete?

Lorenzo:
Sì, anche Protezione Civile. È un settore meno visibile ma importantissimo: interveniamo in caso di alluvioni, terremoti, eventi eccezionali. Facciamo parte della colonna mobile nazionale di ANPAS e collaboriamo col Comune di Cologno. Facciamo anche esercitazioni per essere sempre pronti.

Arua:
Ora che ci penso, con la bacchetta magica farei in modo che più giovani conoscano meglio le possibilità di fare volontariato. Io non sapevo come iniziare, e tanti miei coetanei mi chiedono informazioni solo perché sanno che sono soccorritrice. Servirebbe più informazione.

Vanessa:
Concordo. Spesso manca la cultura di base su come e quando usare correttamente i servizi di emergenza. C’è un uso improprio delle ambulanze: molti pensano che chiamando il 118 si venga visitati prima in ospedale, ma così si sottraggono mezzi a chi ne ha veramente bisogno, come chi ha un infarto in corso.

Intervistatore:
È un problema culturale, vero?

Vanessa:
Sì. All’estero si sente passare l’ambulanza molto meno spesso. E non perché non ci siano emergenze, ma perché c’è più consapevolezza e senso civico.

Intervistatore:
Grazie a tutti voi per il vostro impegno e la vostra disponibilità.

Sandro:
Solo una cosa: a me non piace chiamarlo “lavoro”. È volontariato. Il lavoro è quello dove si timbra il cartellino. Questo è altro: è passione, dedizione, scelta.


marco rilli