Consulta Giovani, l'intervista
INTERVISTA – CONSULTA GIOVANI DI COLOGNO MONZESE
Andrea Brunello:
Sono Andrea Brunello, presidente della Consulta Giovani di Cologno Monzese, che è un organo di partecipazione voluto fortemente da questa amministrazione e nato a ottobre 2024. All’interno ci sono 30 ragazzi dai 15 ai 29 anni.
La Consulta nasce per avvicinare i giovani alla politica di Cologno e alla vita della città, partecipando agli eventi e alle iniziative che proponiamo.
Siamo partiti lentamente, anche a causa dell’inverno, ma da aprile abbiamo iniziato ad approvare iniziative.
Sabato scorso, ad esempio, abbiamo inaugurato la prima panchina arcobaleno contro le discriminazioni.
Quest’estate ci sarà un evento per i giovani, per farli restare in città e non andare altrove.
E poi da settembre inizieremo con varie iniziative culturali e ludiche.
Un’altra cosa importante: l’ultima settimana di giugno e quella di luglio apriremo la biblioteca serale. È un’iniziativa che portiamo avanti sin dall’inizio.
Intervistatore: Se tu avessi la bacchetta magica, cosa ti piacerebbe fosse l’impatto della Consulta sulla città?
Andrea Brunello:
Mi piacerebbe che riuscissimo a intercettare sempre più ragazzi, far conoscere cos'è la Consulta, e attraverso essa far vivere di più la città ai giovani.
Vorrei vedere una città che torna a vivere grazie agli eventi, alle iniziative, alla partecipazione attiva dei giovani alla vita politica — dalla musica agli eventi culturali, fino alla politica vera e propria.
Intervistatore: Voi come siete arrivati a essere membri attivi della Consulta?
Marta Vitali:
In realtà, la Consulta Giovani è nata proprio grazie alle persone che vedi qui davanti. Due anni fa, durante le elezioni, era una parte del programma elettorale a cui tenevamo molto.
L’abbiamo seguita da vicino e quando poi le cose sono andate bene, è diventata una delle prime missioni che ci siamo dati. Abbiamo deciso di partire e piano piano l’abbiamo realizzata.
Intervistatore: Tu come vivi questa esperienza?
Takla Moris:
La vivo bene, perché qualcosa si sta facendo. Penso che qualsiasi impegno sia meglio del nulla.
Dall’altra parte, però, sento la necessità di una partecipazione più ampia, che coinvolga tutte le categorie di giovani, non solo quelli già attivi in associazioni o realtà partecipative.
Questo mi pesa, perché sento che la maggioranza dei giovani in città non è rappresentata.
L’obiettivo è diventare una Consulta che rappresenti davvero tutti i giovani della città.
Detto questo, un bilancio lo faccio positivo: qualcosa si sta facendo, delle persone si stanno attivando, e ogni partecipazione è positiva.
Intervistatore: secondo te qual è la risposta? I giovani vogliono tornare a essere parte attiva nella politica?
Pjeci Zenum
Credo che oggi i giovani non vogliano tanto entrare nella politica direttamente, ma tramite la Consulta questo è possibile.
Come è stato detto, stiamo cercando di proporre iniziative che possano interessare i giovani e avvicinarli alla politica.
È normale che all’inizio ci sia un certo distacco, perché magari non la conoscono o non vogliono parlarne, ma tramite la Consulta si può indirizzarli.
Quello che è importante non è tanto che entrino subito nella politica, ma che sviluppino una coscienza politica.
Alla fine uno può anche decidere di non entrare nel meccanismo, ma è fondamentale avere consapevolezza e idee proprie.
Intervistatore: Quindi l’obiettivo non è solo portare i giovani verso la politica…
Marta :
Esatto, deve essere un percorso bidirezionale: anche la politica deve avvicinarsi ai giovani.
Solo così si può superare quel muro che si è creato tra cittadino e politica.
Serve uno scambio reciproco. La Consulta è nata proprio con questo obiettivo: essere un organo intermedio tra amministrazione e giovani.
Solo così possiamo sperare di cambiare le cose, anche se ci vuole tempo e pazienza.
Takla
Sì, è vero che deve essere un percorso bidirezionale, ma in certi casi la responsabilità è più della politica che dell’utenza.
Un ragazzo di 13 o 14 anni non ha i mezzi per avvicinarsi alla politica, mentre la politica li ha per avvicinarsi a lui.
È proprio questo che stiamo cercando di fare.
Prima di tutto, dobbiamo essere noi — le componenti politiche — a fare il primo passo verso i giovani.
Loro non hanno gli strumenti, ma noi sì.
Intervistatore: Ok, basta? Grazie, grazie ragazzi