Marco CBBA BASKET COLOGNO - Intervista

Intervista a Marco Perego, Responsabile del Settore Giovanile della CBBA Basket Colonial Montsese

D: Può presentarsi brevemente?

R: Mi chiamo Marco Perego, ho 54 anni. All'interno della società CBBA Basket Colonial Montsese ricopro il ruolo di capo allenatore dei gruppi Under 19 e Under 16, e sono anche il responsabile tecnico del settore giovanile. Collaboro con questa società da cinque anni.

D: Com'è nato il progetto CBBA Basket Colonial Montsese?

R: Io sono originario di Cologno, anche se attualmente risiedo a Sesto San Giovanni. Ho iniziato a giocare a basket proprio a Cologno, quando ancora gli oratori offrivano attività sportive di buon livello. Poi queste realtà sono scomparse e sono nate, nel tempo, diverse associazioni sportive. Con l’aiuto del presidente – una figura storica del territorio – abbiamo deciso di realizzare un progetto che riportasse i ragazzi in palestra.

D: Qual è la missione principale del vostro lavoro?

R: L'obiettivo non è tanto vincere partite, quanto togliere i ragazzi dalla strada e dar loro la possibilità di far parte di un gruppo, di una comunità. Lo sport, in fondo, è uno specchio della vita. Abbiamo voluto creare uno spazio accogliente, dove ogni ragazzo potesse trovare un ambiente familiare e ricevere supporto anche nella quotidianità.

D: Come selezionate i ragazzi?

R: Non facciamo selezioni. Da noi tutti hanno diritto di provare, di giocare, dai più piccoli del minibasket fino ai più grandi. Non cacciamo via nessuno. È una scelta consapevole. Altre società adottano criteri diversi, spesso più selettivi, e ci sta. Ma noi crediamo che anche i ragazzi meno dotati possano migliorare ed esprimersi attraverso l’impegno e il lavoro.

D: Lei ha iniziato tardi a giocare a basket. Quanto ha influito sulla sua visione educativa?

R: Moltissimo. Ho cominciato a giocare a 14 anni, quando molti dicevano che era troppo tardi. Eppure, sono arrivato a disputare campionati nazionali e ho fatto il giocatore per vent’anni. Non bisogna pensare solo alla Serie A: esistono tanti livelli intermedi dove si può crescere, anche professionalmente. Come nella vita, non siamo tutti direttori, ma ognuno può trovare il proprio spazio.

D: Come affrontate il tema dell’insuccesso e del fallimento?

R: È un aspetto centrale del nostro metodo. La società di oggi non ammette l’errore, ma per noi è fondamentale che i ragazzi sbaglino. Solo sbagliando si cresce. Li supportiamo, li accompagniamo, ma li lasciamo liberi di sperimentare e maturare.

D: Qual è la difficoltà maggiore che incontra nel suo lavoro con i giovani?

R: Purtroppo, i ragazzi oggi hanno sempre meno spazio per crescere in autonomia. I genitori sono spesso troppo presenti, troppo protettivi. Spesso racconto questo: se un ragazzo a 15 anni non sa neanche tagliarsi una mela perché i genitori hanno sempre fatto tutto per lui, poi non possiamo pretendere che da un giorno all’altro sia capace di affrontare le difficoltà della vita da solo.

D: Ha un messaggio per i genitori?

R: Lasciate sbagliare i vostri figli. Non abbiate paura di vederli fallire. Accompagnateli, sì, ma lasciate che imparino attraverso l’esperienza. Solo così potranno diventare adulti consapevoli.

marco rilli