Enrico Saccà racconta l'Aps " I sassi di Betania "

Buongiorno a tutti,
mi chiamo Enrico Saccà e sono il Presidente dell’Associazione di Promozione Sociale I Sassi di Betania, attiva sul territorio da circa 18 anni. La nostra storia inizia con un progetto pilota dedicato ai minori e alle famiglie, focalizzato in particolare sulla dispersione scolastica. Da lì siamo cresciuti, affiancando a quel primo intervento un supporto psicologico rivolto sia ai ragazzi che agli adulti, e avviando numerose iniziative educative.

Recentemente, abbiamo dato vita al progetto La Pieve – Educazione, Arte e Cultura, con cui abbiamo vinto un bando per la gestione della Sala Fallaci. Abbiamo voluto trasformare quello spazio in un punto di riferimento per la comunità: un luogo dove l’educazione, la cultura e l’arte potessero intrecciarsi e fiorire. Il nostro storico progetto Joy School, dedicato agli studenti delle scuole medie a rischio dispersione, si è trasferito proprio lì, animato da un gruppo appassionato di volontari.

Ma non ci siamo fermati. Abbiamo allargato l’orizzonte, aprendo le porte della Pieve anche alle altre associazioni del territorio, affinché diventasse una vera e propria casa comune. Un luogo in cui si organizzano eventi culturali, conferenze, laboratori... insomma, un presidio vivo nel cuore della periferia di Cologno Monzese.

Ed è proprio da questa visione di rete e collaborazione che è nato l’incontro con Mondoabaut. Due associazioni con ambiti d’azione differenti, ma unite dalla stessa volontà di creare legami, di condividere risorse, competenze e spazi. Da questo incontro è nato il progetto Mamul, una pasticceria inclusiva che oggi produce biscotti ma che rappresenta molto di più: è un laboratorio formativo che coinvolge ragazzi nello spettro autistico, anche con diagnosi gravi.

Mamul non è un progetto di ristorazione, come se ne vedono altri. È un percorso graduale, un laboratorio di autonomia. Si lavora insieme alle famiglie, si costruisce con pazienza e dedizione una possibilità, una prospettiva concreta per questi ragazzi. L’approccio utilizzato da Mondoabaut si basa sul metodo ABA, che loro padroneggiano con una professionalità e una serietà che mi hanno colpito fin dal primo momento. Il progetto è partito all’interno del nostro bistrot sociale “Quanto Basta”, e ora sta crescendo, inserendo gradualmente nuovi ragazzi. L’obiettivo è quello di strutturare un percorso stabile di inclusione e autonomia.

In parallelo, continuiamo il lavoro con Joy School, un progetto nato nel quartiere San Giuseppe, prima ancora della costituzione dell’associazione. Vengo da una formazione educativa e ho sempre lavorato come educatore, anche in altre realtà del territorio. Oggi insegno, ma il cuore del mio impegno è rimasto lo stesso: offrire ai ragazzi uno spazio sicuro in cui crescere.

Joy School non è un semplice doposcuola. È un progetto pensato per prevenire il disagio, per intercettare quei ragazzi che, pur non essendo ancora in situazioni critiche, rischiano di esserlo. Collaboriamo con scuole medie e servizi sociali per costruire una rete che accompagni i ragazzi nel loro percorso educativo.

Negli anni abbiamo lavorato con tutte le scuole medie di Cologno, raggiungendo anche le scuole superiori. In un solo anno siamo arrivati a seguire circa 190 studenti. Poi è arrivato il Covid, che ha messo a dura prova tutto, ma non ci ha fermati. Oggi siamo in fase di ripresa, con 25 ragazzi delle medie e un gruppo rinnovato di volontari e educatori professionisti. Per noi è fondamentale che il volontariato educativo sia affiancato da figure qualificate: questo garantisce qualità, continuità e tutela per tutti.

Ci autofinanziamo, partecipiamo a bandi, e abbiamo un direttivo e volontari – in particolare voglio ringraziare Elena – che si impegnano con grande dedizione anche sul piano economico, che non è mai secondario.

Crediamo profondamente nelle potenzialità di Cologno Monzese. È una città complessa, certo, ma ricca di risorse umane. Unire queste forze, anche con piccoli gesti, può generare risultati straordinari. Ed è in questa visione che si inserisce anche Imago Civium, un progetto che considero prezioso. Un’iniziativa che racconta storie di accoglienza, di collaborazione, di coesistenza tra culture. Storie che spesso non fanno notizia, ma che meriterebbero di essere raccontate ogni giorno, in mezzo alle tante notizie negative che affollano i nostri schermi.

Infine, una riflessione: il fenomeno della dispersione scolastica è purtroppo in crescita. Lo vedo ogni giorno, da insegnante e da operatore. Al di là dei numeri, quello che emerge è un disagio profondo tra i ragazzi, soprattutto in preadolescenza e adolescenza. Sempre più giovani vivono la scuola con ansia, con fatica. C’è un divario crescente – quasi una distanza emotiva e culturale – tra il mondo degli adulti e quello dei ragazzi. E questo non è solo un problema educativo: è un segnale che ci impone di riflettere su cosa significhi oggi crescere, formarsi, imparare.

Ecco perché per noi, oggi più che mai, è fondamentale esserci. E continuare a costruire, insieme.

https://www.sassidibetania.it/

marco rilli